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Il diritto allo studio



Don Lorenzo Milani era un educatore che insegnò ai più disagiati la forza della parola. Una delle sue frasi più celebri dice che “Finché ci sarà uno che conosce 2000 parole e un altro che ne conosce 200, questi sarà oppresso dal primo. La parola ci fa uguali”. Questa frase, affermata nel ventesimo secolo, è ancora attuale. Penso ai disagiati che non hanno la possibilità di istruirsi e a quelli che, invece, frequentano le migliori scuole: i primi avranno difficoltà ad esprimersi, mentre i secondi padroneggeranno la lingua. Questo divario dipende certamente dalla situazione socio-economica personale. Secondo me, coloro che hanno padronanza del linguaggio hanno molti vantaggi: sanno esprimere le proprie opinioni, ma soprattutto sanno comunicare. Chi non sa esprimersi, invece, non riesce a sostenere le proprie idee e neanche a comunicare con gli altri, per cui accade che si isola. Lo strumento di lavoro del commerciante, degli avvocati, degli insegnanti è la parola: utilizzata nel modo giusto permette di fare grandi cose. Ad esempio il commerciante saprà convincere più facilmente i clienti all’acquisto; l’avvocato saprà esporre più chiaramente le tesi a difesa del proprio cliente; l’insegnante aprirà la mente dei propri studenti. Per esprimersi bene è necessario studiare; solo studiando si arriva ad una conoscenza sicura della lingua, che pone gli uomini in una condizione di uguaglianza. Per questo motivo, la Costituzione Italiana sancisce, tra i suoi diritti fondamentali, quello allo studio. Spero solo che tutti possano godere di questo diritto, senza nessuna distinzione, come purtroppo accade da sempre. Andrea Punzi 3C

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